La mattina del 4 dicembre 1944 le truppe alleate guidate dai britannici, in collaborazione con i distaccamenti partigiani locali, entrarono a Ravenna âliberandolaâ dallâoccupazione nazi-fascista.
Fino alla primavera dellâanno successivo il territorio ravennate fu il punto piĂš avanzato del fronte alleato in Italia e punto di partenza per la fase finale della Liberazione.
In occasione delle celebrazioni del 25 aprile ecco tre luoghi simbolo della Liberazione a Ravenna, CittĂ Medaglia d’Oro al Valor Militare.
Classe e SantâApollinare in Classe
A metĂ del mese di novembre del â44 gli alleati hanno nei piani di bombardare il paesino di Classe, alle porte di Ravenna, e soprattutto la millenaria Basilica di SantâApollinare, dotata di un campanile che le truppe tedesche utilizzavano come osservatorio privilegiato verso la pianura a sud.
La chiesa e i suoi inestimabili mosaici vennero tuttavia risparmiati, grazie alla sensibilitĂ dei militari inglesi, lâintervento dei partigiani e le preziose segnalazioni di cittadini e prelati.
Le versioni del salvataggio sono molteplici, ma alcune cose sono abbastanza chiare.
Il Comandante del N.1 Demolition Squadron, Wladimir Peniakoff (detto Popski), intercesse con il comando della âPorter Forceâ affinchĂŠ rinviasse il bombardamento, fiducioso di poter reperire informazioni sulla presenza dei tedeschi ed eventualmente intervenire sul campo insieme ai partigiani, scongiurando lâincursione aerea.
Allâazione seguente prese quindi parte il suo squadrone, denominato âPopski Private Armyâ e il distaccamento partigiano âGaraviniâ, di cui faceva parte anche Arrigo Boldrini, nome di battaglia âBulowâ. Con unâazione rapida e coordinata le forze alleate presero la Basilica, poi lo zuccherificio, conquistando Classe, postazione essenziale per il controllo sui vicini fiumi uniti, ultimo ostacolo per lâingresso a Ravenna.
Non è chiaro se lâabitato fosse giĂ stato abbandonato dai tedeschi, chi avesse nel caso avvisato Popski, quanti e quali partigiani presero parte allâoperazione e se vi siano state o meno sparatorie e prigionieri. Sta di fatto che questo evento, di cruciale importanza per la liberazione di Ravenna e di tutta lâItalia settentrionale, venne condotto dai liberatori, come del resto in altri casi in Francia e nel resto dâEuropa, tenendo conto sia dellâopportunitĂ militare e della popolazione, quanto del patrimonio artistico-culturale che una guerra senza quartiere può spazzare via.
Oggi una nuova lapide, posta nel 2004 nel portico della Basilica di S. Apollinare in Classe, ricorda quellâevento e ringrazia i protagonisti del salvataggio.
NEL 60° ANNIVERSARIO
DELLA RESISTENZA
E DELLA LOTTA
DI LIBERAZIONE
IL SINDACO
E LA COMUNITĂ RAVENNATE
RINGRAZIANO I PARTIGIANI,
IL COLONNELLO POPSKI,
GLI ALLEATI,
I CITTADINI LAICI E RELIGIOSI
PER AVER SALVATO
QUESTO PATRIMONIO
DELLâUMANITĂ
Isola degli Spinaroni
Il 28 settembre del 1944 una forte piena del fiume Lamone costringe il distaccamento “Terzo Lori”, insediato da mesi nella Valle della Canna, a ovest dell’attuale SS 309, ad un precipitoso spostamento. I partigiani di Porto Corsini indicano come luogo adatto un isolotto al centro della Pialassa Baiona, a est della stessa strada.
Quel lembo di terra asciutta e piante palustri si chiamava (e si chiama ancora oggi) Isola degli Spinaroni ed è divenuto uno dei luoghi simbolo della Resistenza ravennate.
Lâisola, che deve il suo nome ad una pianta, lâolivello spinoso, che un tempo ne ricopriva interamente la superficie, si trova allâinterno del Parco del Delta del Po ed è un connubio unico di storia e bellezze naturalistiche.
Come altre basi al centro delle âvalliâ, venne scelto in quanto unico luogo ritenuto sicuro in pianura. Abbastanza vicino alle vie di comunicazione lungo le quali organizzare azioni di disturbo e alla cittĂ , era un avamposto ideale per concentrare le forze di liberazione in vista dell’avanzata degli alleati.
La Pialassa Baiona, che lo circonda, è il maggior specchio dâacqua salmastra della costa ravennate. I suoi fondali sono ricchi di vegetazione acquatica e di fauna ittica e invertebrata. In superficie i dossi sono ricoperti di salicornia, barba di frate, astro marino, statice e assieme agli specchi dâacqua sono frequentati da un elevato numero di uccelli, fra i quali specie rare come la spatola, la beccaccia di mare, i cavalieri dâItalia, lâavocetta e gli aironi.
Grazie allâimpegno di Associazione Spinaroni, A.N.P.I., Comune di Ravenna e ai fondi europei, è possibile visitare lâIsola degli Spinaroni da Aprile a Ottobre con escursioni in barca elettrica.
Un gruppo di docenti volontari di storia e scienze naturali illustrerĂ ai visitatori la lotta di liberazione locale, la vita di valle, la flora e la fauna. Lâaccessibilità è garantita da un natante da 30 posti, la barca Bulow, condotto da esperti marinai. La barca parte, previa prenotazione obbligatoria sempre almeno entro la settimana precedente, con un minimo di 15 persone fino ad un massimo di 30.
Porta Nuova
Questa porta sanciva lâingresso a Ravenna per chi proveniva da Sud, ovvero da Cervia o Rimini, ed è considerata una delle piĂš belle porte di accesso alla cittĂ .
Costruita nel 1580 in occasione dellâinaugurazione di un nuovo ponte di legno sul fiume Ronco, che un tempo le scorreva accanto, venne dedicata inizialmente a Papa Gregorio XIII. Modificata e restaurata piĂš volte, assunse il nome di Porta Panfilia prima e Porta Garibaldi poi, ma per i ravennati è rimasta sempre Porta Nuova.
Per oltre cinquantâanni, a cavallo tra â800 e â900, sotto questo ingresso cittadino transitava la tranvia ForlĂŹ-Ravenna, che venne poi rimossa allâinizio degli anni â30. Oggi segna uno degli ingressi al centro storico ed è ben visibile soprattutto per chi visita il MAR â Museo dâArte della CittĂ o i Giardini Pubblici.
Fu proprio da questa porta che la mattina di lunedĂŹ 4 dicembre 1944, nellâuggioso silenzio della cittĂ , entrarono le prime truppe alleate, inglesi e canadesi. Alcune settimane prima insieme ai partigiani avevano conquistato il paesino di Classe ed erano avanzate a fatica verso i Fiumi Uniti, il cui unico ponte era stato fatto saltare dai tedeschi in fuga. Con la linea del fronte italiano bloccata sulle montagne, quello romagnolo era in quel momento il settore piĂš avanzato in territorio occupato.
Tra le macerie delle case circostanti e i resti delle antiche mura si ergeva, ancora intatta, questa porta monumentale. Da qui, in occasione della cerimonia ufficiale che si tenne pochi giorni dopo in piazza del Popolo, entrò anche la banda canadese degli Irish Regiment di Toronto al suono delle cornamuse.
Nel 1997 allâinterno della porta è stata affissa una lastra di marmo commemorativa in occasione del 53° avversario della Liberazione, mentre sulla facciata interna sono state aggiunte due piccole lapidi commemorative in onore di due patrioti: Francesco Segurini e Mario Montanari, morti rispettivamente nel 1921 e nel 1944.