Per gli appassionati di letteratura e storia che, quando viaggiano, amano ripercorrere le tracce dei più grandi poeti e scrittori, Ravenna offre diverse possibilità.
Oggi è soprattutto nota per essere una delle “capitali” dantesche d’Italia, ma la città si presta anche a chi vuole avvicinarsi al poeta più eccentrico della letteratura inglese. Avete capito di chi stiamo parlando? Ecco la storia di Lord Byron a Ravenna!
George Gordon Noel Byron (1788 – 1824) ebbe una vita molto avventurosa. Nato a Londra da una famiglia nobile, ebbe modo di viaggiare fin da giovanissimo: il suo animo irrequieto e la sua curiosità lo portarono alla scoperta dell’Europa ai tempi del Grand Tour.
Giunse in Italia per la prima volta nel 1816, dove si creò la fama di essere un grande amatore. Delle tante donne che frequentò, quella che ebbe più a cuore fu la bella ravennate Teresa Gamba Guiccioli.
Si conobbero nella 1819 a Venezia, nel salotto della Contessa Benzoni. Teresa era già sposata con Alessandro Guiccioli, un conte di oltre quarant’anni più vecchio, ma questo matrimonio non impedì i due giovani di lasciarsi andare al sentimento.
Il 9 giugno 1819 fu la prima volta di Lord Byron a Ravenna, dove si recò per poter stare vicino alla sua amata. Qui, dove ormai era diventato l’amante ufficiale e riconosciuto della contessa, Byron trascorse alcuni anni felici. L’influenza di Teresa rese questo soggiorno tra i periodi più sereni della sua vita, anche se non mancò l’avventura.
Grazie alla conoscenza di Pietro Gamba, fratello di Teresa, si avvicinò alla setta dei Carbonari, di cui sposò la causa.
Quando nel 1821 il marito di Teresa lo denunciò, dovette lasciare velocemente Ravenna, per raggiungere prima Pisa poi Livorno, e lasciare definitivamente l’Italia (e Teresa) nel 1823.
Andò in Grecia per prendere parte alla guerra d’indipendenza dove trovò la morte l’anno successivo.
In due anni di permanenza a Ravenna Byron compose quattro opere drammaturgiche: Caino, Marin Faliero, Sardanapalo e I due Foscari, oltre ad alcuni brani del Don Giovanni, la Profezia di Dante e il Lamento del Tasso.
Oltre a questi, sono molti i frammenti e le poesie che testimoniano la sua permanenza nel nostro territorio. Di Ravenna, in una lettera del 1819, scriveva:
Ravenna conserva del vecchio stile italiano più di qualsiasi altra città. Resta fuori dai tragitti dei viaggiatori e quindi quello stile si è mantenuto originale. La gente fa molto l’amore e assassina ogni tanto. Governa il dipartimento un cardinal legato […] al quale sono stato presentato e che mi ha raccontato qualche aneddoto curioso del passato, su Alfieri e su altri.
I luoghi di Ravenna legati alla memoria di Lord Byron
Se volete ripercorrere le sue tracce, ecco qualche consiglio per andare alla riscoperta dei luoghi di Lord Byron a Ravenna: da quelli che ha vissuto e frequentato, a quelli che hanno ispirato i suoi componimenti.
La Biblioteca Oriani
Se volete visitare i luoghi dove soggiornò Lord Byron a Ravenna, potete partire dalla Biblioteca Oriani. Anche se oggi Casa Rizzetti non esiste più, è qui che sorgeva l’Albergo Imperiale dove il poeta soggiornò durante la sua prima visita a Ravenna nel 1819.
Si trovava nel vero cuore della città, a due passi da Piazza San Francesco e dalla Tomba di Dante, dove passava ogni giorno in cerca di ispirazione poetica.
Palazzo Guiccioli
Palazzo Guiccioli (via Conte di Cavour 54), dimora di Alessandro Guiccioli e Teresa Gamba, divenne presto anche la casa di Lord Byron. Al poeta, una volta divenuto amante ufficiale della contessa, furono affittati gli appartamenti del primo piano del prestigioso palazzo.
Questo edificio, quando saranno finiti i lavori di ristrutturazione tuttora in corso, diventerà sede della Byron Society e ospiterà un museo in sua memoria, all’interno del quale ammirare preziosi cimeli appartenuti al poeta.
Le Pinete di San Vitale e di Classe
Negli anni che trascorse a Ravenna, Lord Byron amava trascorrere molto tempo negli affascinanti paesaggi naturali situati nei dintorni della città.
Soprattutto, frequentemente si dedicava a escursioni a cavallo nella Pineta di Classe che gli ispirarono più di un pensiero poetico:
… Dolce ora del crepuscolo!…nella solitudine della Pineta…
sulle rive silenziose cui circoscrive l’immemorabile foresta di
Ravenna che copre quel suolo dove un tempo ruggirono le
onde dell’Adriatico, fino ai luoghi in cui sorgeva l’ultima
fortezza dei Cesari; foresta sempre verde che rendono sacre per
me le pagine di Boccaccio e i canti di Dryden, oh! quanto io
ho amato l’ora del crepuscolo e te!
Palazzo Cavalli
In via Salara 40, dimora del Conte Cavalli, nel 1820 si tenne una delle feste alla quale partecipò anche Byron. Grande conoscitore delle raffinatezze della mondanità, sapeva sempre come attirare l’attenzione.
Quell’occasione passò alla storia perché, quando fu introdotto come il cavalier servente della bella Teresa Gamba, il poeta fece il suo ingresso accompagnato da sette domestici, nove cavalli, tre pavoni, due gatti, un mastino e un’oca.
La Tomba di Dante
Come poteva, un poeta della sua levatura, non lasciarsi affascinare dalla presenza delle spoglie di Dante?
Byron si lasciò ispirare dal ricordo del Sommo Poeta italiano, a cui dedicò molte riflessioni.
Nel 1820 si cimentò anche nella traduzione dell’episodio infernale di Paolo e Francesca, forse la coppia di amanti più celebre della Commedia, la cui storia è profondamente legata al territorio romagnolo.
Questo passo testimonia la devozione che la Tomba di Dante suscitava in Byron, ogni volta che vi passava davanti:
Io passo ogni giorno dove giacciono le ossa di Dante: una
piccola cupola più forbuta che solenne protegge le sue ceneri,
ma è la tomba del bardo, non la colonna del guerriero che quivi
è venerata: tempo verrà in cui, subendo entrambe la stessa
sorte, il trofeo del conquistatore e il volume del poeta
scompariranno nella notte che copre i canti e le guerre anteriori alla
morte del Pelide e alla nascita di Omero.