A Ravenna quando si parla di ZONA DEL SILENZIO ci si riferisce a quella porzione del centro storico della città che vede nella Tomba di Dante, il tempietto neoclassico progettato da Camillo Morigia nel 1780-1782 per ospitare le spoglie mortali di Dante Alighieri, il suo cuore principale.
Quest’area, frutto di una serie di interventi urbanistici condotti fra gli anni ’20 e ’30 del Novecento, si compone di alcuni dei monumenti più importanti legati alla memoria e al ricordo del Padre della Letteratura Italiana: la tomba, il Quadrarco di Braccioforte, gli Antichi Chiostri Francescani, il Museo Dante e la vicina Basilica di San Francesco.
All’origine del progetto, pensato dall’architetto Giorgio Rosi, vi era proprio l’intento di creare un’area di rispetto, pace e tranquillità attorno al Sepolcro Dantesco, al Quadrarco e ai Chiostri Francescani. Si lavorò per isolare l’area dal traffico e dal frastuono della vita cittadina, conferendo a tutta la zona una dimensione di raccoglimento e sacralità che nelle intenzioni dei promotori dell’opera doveva spettare all’“ultimo rifugio” terreno dell’Alighieri.
Attraverso una serie di demolizioni e ricostruzioni, aperture di nuove piazze e deviazioni del traffico cittadino, la sistemazione dell’area costituì un intervento fondamentale nella storia urbanistica di Ravenna.
L’episodio non rimase relegato al solo interesse locale: i lavori furono possibili anche grazie all’interessamento dell’allora Governo fascista che, a dimostrazione della centralità che la figura di Dante rivestiva per l’identità culturale italiana, ne fece un obiettivo di vanto per l’intero Paese.