La piccola basilica di San Michele in Africisco, databile al VI secolo, fu finanziata dal ricco banchiere Giuliano Argentario (come la Basilica di San Vitale e Sant’Apollinare in Classe) e da un suo parente, chiamato Bacauda, come voto all’arcangelo Michele.
Dedicata dal vescovo Vittore il 7 maggio 545 e consacrata dall’arcivescovo Massimiano nel 547, la chiesa deve l’attributo “Africisco” probabilmente alla Frigia, una regione dell’Asia Minore. Dal punto vista locale, il nome indicava il quartiere in cui sorgeva la chiesa.
Nel corso dei secoli l’edificio è stato oggetto di continui restauri, con l’aggiunta tra il 1400 e il 1500 della facciata e del campanile quadrangolare.
La chiesa, già in precarie condizioni, fu definitivamente sconsacrata nel 1805 a seguito delle requisizioni napoleoniche e nel 1812 fu venduta per 80 scudi ad un certo Andrea Cicognani, che ne riadattò la navata sinistra per farne delle pescherie per l’antistante mercato.