Come edificio battesimale, fatto realizzare a inizio V secolo dal vescovo Ursus (da cui la prima denominazione di Battistero Ursiano), è una testimonianza rara di arte paleocristiana.
A differenza di altri battisteri del IV e V secolo, questo edificio restaurato tra il 450 e il 475 da Neone, a cui si deve l’aggiunta della cupola e la realizzazione dei mosaici (da qui la denominazione di Battistero Neoniano), ci è giunto quasi nel suo aspetto architettonico originale, se si esclude un ribassamento di 3 metri sotto il livello della strada a causa del fenomeno della subsidenza che da secoli riguarda vari edifici antichi in città.
Con una caratteristica pianta ottagonale e pareti in mattone vivo su cui spicca, come un vezzo, un frammento marmoreo di epoca romana, il battistero ha al suo interno quattro piccole absidi e due ordini di arcate che anticipano i due anelli concentrici di tubi fittili (plasmati in terracotta), donando particolare leggerezza alla cupola.
La decorazione interna è straordinariamente ricca e luminosa, così come quella del Mausoleo di Galla Placidia, e pare richiamare la pace della notte. Il battistero è un inno alla nuova vita, quanto il mausoleo celebra il passaggio nell’ombra.
Al centro della stanza, la vasca battesimale in marmo. Tutto intorno si alzano coloratissimi mosaici eccezionalmente ben conservati che si estendono su tre diverse aree: in alto, il meraviglioso Battesimo di Cristo nel Giordano, quindi, nella fascia sottostante, sono raffigurati in processione, quasi danzanti e rischiarati dai candelieri floreali, i 12 apostoli guidati da Pietro e Paolo.
Infine, nella terza fascia musiva, che è quasi una rappresentazione della Città Celeste, si alternano motivi naturali quali piante e fiori, altari e troni vuoti che rimandano all’attesa del giorno del Giudizio Universale.
Agli inizi del Novecento, Carl Gustav Jung, uno dei padri della Psicanalisi, rimase particolarmente colpito dalla magia di queste decorazioni, tanto da descrivere la sua visita come una meravigliosa “allucinazione”.