Quest’area allagata di circa 250 ettari nacque in seguito alla straordinaria inondazione del Lamone del 1839. Sopravvisse alle varie campagne di bonifica per diventare un bacino idrico d’emergenza per la città, ma non venne mai utilizzata per tale scopo.
Il suo nome deriva dall’abbondanza della cannuccia di palude, molto usata nell’antichità all’interno della lavorazione delle erbe palustri.
La valle è alimentata dalle acque del Reno e viene periodicamente prosciugata e inondata per favorire lo sviluppo della vegetazione e della vita acquatica.
Altre specie vegetali prosperose sono la tifa e il giunco lacustre, la ninfea bianca e il salice grigio, salicornie e cariceti.
La fauna è ricchissima di uccelli: cigni, airone cinerino, airone rosso e bianco maggiore, nitticora, sgarza ciuffetto, garzetta, marangone minore, mignattaio e spatola.
Tra i pesci e i rettili particolare rilievo assume la presenza delle tartarughe.
Lo spettacolare ambiente vallivo è osservabile dall’alto delle due torri d’osservazione attrezzate presenti nell’area. La prima si trova lungo la statale Romea, sotto l’argine del fiume Lamone; la seconda, circa 2 km più a nord presso la Ca’ del Chiavichino (non visibile dalla strada), raggiungibile anche da tenuta Augusta.