La Pineta di San Vitale e la Pineta di Classe
Le pinete di Ravenna occupano una grande zona pianeggiante che ricade all’interno del Parco regionale del Delta del Po.
Le due più note sono la Pineta di San Vitale e la Pineta di Classe.
La prima si estende a nord di Ravenna, verso i fiumi Lamone e Reno. Caratteristica di questa pineta è l’alternarsi di “staggi”, ovvero cordoni dunosi più alti, e “bassure”, ovvero avvallamenti del terreno solitamente acquitrinosi.
Questa conformazione rende l’area ideale per lo sviluppo dell’avifauna e zona prediletta per la nidificazione di cavalieri d’Italia, garzaie e garzette.
Da qui si sviluppano una serie di itinerari che conducono il visitatore fino alla Pialassa della Baiona, spettacolare laguna salmastra e oasi naturalistica.
La Pineta di Classe, invece, si estende a sud di Ravenna fino a raggiungere Cervia, e copre un’area di 900 ettari.
L’area di maggiore valore naturalistico è costituita dai 40 ettari occupati dall’Ortazzo e Ortazzino e dalla Foce del torrente Bevano.
Questa zona è particolarmente apprezzata per il suo aspetto selvaggio e incontaminato, nonché per la ricchissima biodiversità che la abita. Tra le specie ad alto fusto che popolano l’area sono presenti la farnia e il pino marittimo e, nelle zone più basse, il frassino e il pioppo bianco.
La pigna, il pino e la pineta rimangono una delle peculiari caratteristiche del ravennate. Il pino domestico è parte dello stemma comunale e l’immagine delle pinete di Ravenna ha attraversato secoli di storia della letteratura e dell’arte.
Le Pineta nei secoli
La Storia racconta che a piantare i primi pini della specie domestica, provenienti dalla Spagna, fossero stati i romani all’epoca di Augusto. L’imperatore infatti scelse questa zona della Costa Adriatica per aprirvi uno dei maggiori porti di produzione e rifornimento per la sua immensa e potente flotta navale.
Gli alberi, dunque, si rivelarono preziosi per l’approvvigionamento del legname, necessario alla costruzione delle imbarcazioni.
Nel Medioevo in questo tratto di costa si stanziarono i monaci dell’Ordine dei Camaldolesi che, attraverso i loro monasteri, ampliarono il bosco e si presero cura di circa 7.000 ettari di piante, distribuite in quattro pinete diverse (San Vitale, Classe, San Giovanni e Cervia), allo scopo di ricavarne reddito grazie alla raccolta e vendita dei pinoli.
Il periodo più difficile per queste aree boschive coincise con la soppressione dei monasteri da parte dei Francesi durante il periodo napoleonico. Questi terreni furono ceduti a privati con il risultato di far calare drasticamente l’estensione delle pinete.
Successivamente, anche a causa di annate di particolare freddo, alcuni proprietari decisero di trasformare la pineta in fonte di legname da ardere e la maggior parte dei boschi andò così distrutta.
Un altro duro colpo fu inferto dalla Prima Guerra Mondiale, quando il legname di queste zone boschive divenne una materia prima molto richiesta per la costruzione di strade e ferrovie.
Le Pinete nella Letteratura
Molti studiosi ritengono che la pineta di Ravenna possa coincidere con la “selva” decantata da Dante Alighieri. Il Sommo Poeta era solito passeggiare per questi luoghi, che potrebbero avergli donato grande ispirazione per alcuni canti del divino poema.
La pineta è stato luogo prediletto, inoltre, per molti altri scrittori, poeti e artisti come Boccaccio, Byron, Giovanni Pascoli, D’Annunzio, Montale, Botticelli, che celebrano nelle loro opere la bellezza di questi luoghi.