A pochi chilometri da Ravenna, nell’abitato di San Zaccaria, si innalza la pieve di San Bartolomeo “in decimo”.
Più precisamente la pieve si trova sul cosiddetto “Dismano” (oggi Strada Statale 71), a dieci miglia dall’inizio della strada, come vuole suggerire l’appellativo “in decimo”.
A testimoniare la presenza del cristianesimo nei territori rurali spesso erano proprio le pievi, la cui costruzione avvenne per lo più nell’Alto Medioevo, con la funzione di contrassegnare i diversi distretti attraverso cui la Chiesa di Ravenna controllava le sue proprietà.
Le pievi sono in maggioranza caratterizzate da un’architettura ispirata al modello dell’edilizia urbana ravennate di V e VI secolo (e perciò denominate “pievi ravennati”).
Gli edifici giunti fino ai giorni nostri, riadattati a seconda delle necessità liturgiche o restaurati a partire dal ‘900, si presentano a una o a tre navate, con absidi semicircolari all’interno e poligonali all’esterno.
Presentano facciate molto austere sulle quali si aprono, di solito, una porta e una finestrella superiore, spesso una bifora, e sono normalmente dotate di campanili a volte cilindrici a volte quadrangolari.
La muratura di questi edifici è realizzata con mattoni provenienti da costruzioni più antiche.
Anche gli elementi marmorei, sebbene raramente utilizzati in queste costruzioni, sono di recupero.
La Pieve di San Zaccaria, intitolata a San Bartolomeo, venne ricostruita nel 1746 in sostituzione di una chiesa più antica, probabilmente risalente al X secolo.
La pieve è suddivisa in tre navate, scandite da pilastri in muratura.
Il campanile quadrato si distacca dalla tradizione ravennate, che tendenzialmente prediligeva l’uso di campanili cilindrici, e probabilmente risale al X secolo, come la chiesa precedente.