Ubicato poco distante dal Mausoleo, al primo piano dell’ex convento francescano, il Museo Dantesco è stato aperto in occasione delle celebrazioni del 1921, per il sesto centenario della sua morte, dall’allora Sovrintendente di Ravenna, Ambrogio Annoni, con l’autorevole collaborazione di Corrado Ricci.
Nel corso dell’ultimo secolo il museo ha subito una lunga interruzione di attività, diverse risistemazioni e integrazioni negli allestimenti, anche in prospettiva del centenario del 2021.
A una sezione più tradizionale, in cui erano state esposte raffigurazioni pittoriche e scultoree di Dante assieme a testimonianze sui progetti relativi alla costruzione della sua tomba, a partire dal 2013, è stata aggiunta una sezione multimediale, pensata soprattutto per i più giovani che vogliano conoscere la figura del Poeta e la sua Commedia, anche grazie all’ausilio delle nuove tecnologie.
E, non a caso, tra gli oggetti più ricercati dai visitatori di questo Museo va segnalata senz’altro l’intera opera di ricostruzione tridimensionale del volto di Dante, realizzata solo a conclusione di un lungo studio antropologico, associato a tecniche di fisiognomica e informatica.
Oltre ai tanti i ritratti – anche molto diversi tra loro – che per anni hanno alimentato l’immagine di un Dante dal viso appuntito e severo, particolare curiosità la suscitano altri due oggetti custoditi in questo Museo: la famosa cassetta in legno, in cui per almeno due secoli sono state conservate, e nascoste tra i calcinacci, le spoglie del Poeta, e una lapide che celebra l’azione dei frati francescani che occultarono, e così salvarono, le sue ossa.
Artisticamente di pregio è infine la Sala decorata da Giovanni Buffa, dedicata al Poeta dagli emigrati italiani in Uruguay, membri della Società Dante Alighieri di Montevideo.