“Gestern Abend bei Regen wolbehalten hier angekommen – ganz Nacht Gußregen -sogar im Hotelzimmer vom Plafond herunter- heute endlich Sonne – in Ravenna viel armseliges – die Mosaiken von unerhörter Pracht. Gruße herzlichst Dich und die Andern. Gustav”
(Postkarte aus Ravenna, 1903)
“Arrivato qui ieri sera sano e salvo – acquazzone tutta la notte – persino in camera pioggia dal soffitto – oggi finalmente il sole – Ravenna molto misera – i mosaici di incredibile splendore. Saluto cordialmente te e gli altri. Gustav”
(Cartolina da Ravenna, 1903)
“Arrived here last night in the rain safe and sound − dwnpour all night − even in hotel room down from ceiling − today the sun at last- Ravenna very miserable – the mosaics of unparalleled splendor. Warm regards to you and the others. Gustav”
(Postcard from Ravenna, 1903)
Nel 1903, a maggio, e poi di nuovo a dicembre, Gustav Klimt, allora 41enne e già consacrato tra i più celebri artisti europei, scende in Italia, alla ricerca di nuove fonti di ispirazione e di bellezza pura, giungendo anche a Ravenna.
Due sono i commenti che conosciamo grazie alle cartoline spedite ai suoi conoscenti. In entrambe Klimt esprime primariamente uno snobistico fastidio per il clima uggioso e per il contesto socio-economico un po’ delabré che vi si respira. Lontano dai fasti di Vienna e dagli splendori della Secessione, non pare insomma per nulla presagire quelli che, solo pochi anni dopo, saranno la dissoluzione dell’Impero e lo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Maltempo e alloggio modesto a parte, Klimt rimane folgorato da quel che − come il suo amato oro − gli appare a Ravenna altrettanto significativamente eterno: il mosaico. In confronto alla parte di miseria che lo circonda, dovrà ammettere, quindi, nello scrivere alla sua compagna, che “i mosaici sono di incredibile splendore”.
Figlio dell’orafo Ernst Klimt ed avendo lui stesso buoni studi tecnici di arte musiva alle spalle, ebbe modo di conoscere a fondo ed ammirare l’arte dei maestri ravennati nell’accostare le tessere dei mosaici bizantini, e restò folgorato dalla luce dorata dell’antica Bisanzio che vi brillava.
Da quel momento, la lavorazione con la materia “oro” acquista davvero una sua valenza espressiva, tanto da fornirgli la trama cromatica principale dei suoi quadri: è il cosiddetto “Periodo d’Oro”, che ha iniziato proprio a Ravenna.
Da quell’esperienza nell’atmosfera bizantina il pittore torna in Austria ancora più determinato a dedicarsi tout court al mondo della bellezza, creando Le tre età della donna (1905), Ritratto di Adele Bloch-Bauer (1907) e la sua opera forse più famosa, Il Bacio (1908).